sabato 29 dicembre 2018



Per quest’ultimo post dell’anno qualcosa di augurale. Uno dei gruppi che adoravo a diciott’anni erano gli Weezer. E tra le tante canzoni del “Blue album”, una delle più elettrizzanti era certamente “In the garage”. E l’augurio è proprio questo, anche per il 2019: che ognuno continui a trovare il proprio garage, il proprio laboratorio, la propria stanzetta dove portare avanti i propri progetti creativi e a cantare la propria canzone, che magari oggi non piace a nessuno ma domani…domani chissà…
Qui una versione live della canzone, con gli Weezer giovanissimi.
“In the garage
I feel safe
No one cares about my ways
In the garage
Where I belong
No one hears me sing this song”
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venerdì 21 dicembre 2018

Il 2019 si annuncia con un bellissimo regalo: una nuova pubblicazione. Ne sarò autore insieme a uno degli illustratori italiani che apprezzo maggiormente,Victor Cavazzoni. Uscirà per una delle case editrici più raffinate e coerenti, Edizioni Clichyhttps://www.facebook.com/edizioni.clichy/
Vedrà la luce nella seconda parte dell’anno e sarà un libro prezioso che parlerà di molti altri libri (perora non sveliamo altro). Sono felicissimo della novità e ringrazio i compagni di viaggio di questa avventura. Dato che io e Victor non abbiamo ancora una foto assieme, accontentatevi al momento di questa composizione, apparentemente molto ufficiale, dove in realtà i veri protagonisti sono sempre loro: i libri.

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venerdì 14 dicembre 2018

Pedro Guerra è il cantautore spagnolo che più amo. E tra le sue canzoni, una delle più belle è 'Ofrenda', che significa 'offerta'.
Con le sue parole si tratta di 'un'offerta perché ritorni ciò che non c'è più. Possono tornare le persone, però questa offerta vuole che tornino anche le cose che non sono più quello che erano, atteggiamenti e valori perduti, il mondo alla portata di tutti'.
Tutta da scoprire è questa bellissima offerta. Una ofrenda para que vuelvas.

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domenica 9 dicembre 2018


Ricordavo di averlo sentito raccontare a Vinicio Capossela al Fuori Orario, nel 2007 mentre presentava la canzone.

https://www.youtube.com/watch?v=wx44rJvd7VY

L'ho ritrovato ora, in un articolo di allora. 

"Ovunque proteggi" è nata come sola musica che doveva essere inserita ne “Il ballo di San Vito” del 1996, ma non erano arrivate le parole adatte. "Quella musica aveva qualcosa di sacro se per sacro intendo ciò che mi è caro. Quindi l’ho messa da parte, perché pensavo che si meritasse qualcosa di suo. L’ho protetta a mio modo". Adesso il momento è arrivato: sono arrivate le parole, la canzone si è sporta per lasciarsi afferrare dalla scrittura.

Qualcosa di simile a proposito di un suo brano lo ha detto anche Joan Baez, riferendosi a “Speaking of Dreams”.

“Avevo il vantaggio di aver scritto la melodia circa un anno e mezzo prima, e me la strimpellavo al piano ogni volta che mi sentivo dell'umore giusto per suonare il piano. Quindi sapevo che era lì e che un giorno sarebbero arrivate le parole a riscattarla.”

E la suggestione che anche una melodia di pianoforte sia qualcosa da proteggere, in attesa che giungano le parole degne di rimanere lì accanto, mi pare qualcosa di bellissimo.

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sabato 1 dicembre 2018

È entrata nel vivo la quarta edizione di “INsieme – L’unicità e l’inclusione a scuola”, progetto artistico/letterario rivolto alle scuole primarie mantovane. Lo organizza UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) sezione di Mantova. 
Io mi sto preparando per un compito molto impegnativo: quello di giurato. 
Qui tutte le informazioni: https://mantova.uildm.org/e-arrivata-la-quarta-edizione
È una bella iniziativa. È bello sostenerla e promuoverla.


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sabato 24 novembre 2018

Quest’estate ho conosciuto il negozio di dischi più antico del mondo ancora attivo, lo Spillers a Cardiff. Avevo assistito da pochi giorni al concerto di Joan Baez a Verona e così ho comprato una sua raccolta, quella degli anni della Vanguard. E tra i tanti brani, uno che non conoscevo e mi colpisce tantissimo è “Brand New Tennessee Waltz”. Perché l’idea che comunica il titolo è che si possa creare qualcosa di nuovissimo (e attuale e presente e capace di rappresentare ciò che viviamo oggi) a partire dalla materia tradizionale. Sempre lo stesso, sempre diverso, come cantava qualcuno.
https://www.youtube.com/watch?v=5r2vAr4Aj_Y
 



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venerdì 16 novembre 2018

Modo Infoshop compie 15 anni. Una casa di cultura accogliente e aperta, nel centro di Bologna. Un luogo di eventi con un calendario ricchissimo e sempre interessante. Una libreria con un'ottima selezione di editoria indipendente e che offre una tentazione costante: quella di arricchire, ogni volta che si entra, i propri scaffali di casa.
Tra i tanti ricordi delle tre presentazioni che ho realizzato a Modo in questi anni, scelgo una foto riferita all’ultima, quella del 2016. E la ricordo con particolare piacere anche perché è stata anche una vera rimpatriata tra ex-colleghi di Comunicazione.
Qui un bell’articolo che celebra Modo e i suoi 15 anni: https://zero.eu/…/15-anni-di-modo-infoshop-15-anni-di-cult…/ 
¡Que viva Modo!


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venerdì 9 novembre 2018

L'anno scorso ho partecipato attivamente alla preparazione del Festival Fumana. Quest'anno, per impegni vari, non ho potuto aiutare il collettivo variamente assortito di creativi che lo organizza e di cui mi sento parte. Ma la manifestazione è cresciuta e ci sono cose molto belle in programma. Ad esempio, il reading musicale di Massimo Zamboni, il pomeriggio a parlare di Pier Vittorio Tondelli o la visita di Mantova all'alba insieme a Giacomo Cecchin Questo week-end torna Fumana. Si torna tutti sui banchi di nebbia.

https://www.facebook.com/events/1296748200465232/


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venerdì 2 novembre 2018

Questa la recupero dal baule. Era il 2002, avevo appena visto al cinema "Amélie" e Boris Vian era il mio scrittore-mito. Così nasceva questa poesia, scritta a Bologna, in una giornata di pioggia simile a quella di oggi.
Le Fabuleux Destin de Boris Vian
A Boris Vian piace
la pupilla azzurra di una ragazza blu
dare un nome nuovo al pesce Glu-Glu
camminare a Parigi ma lungo i Navigli
colorare di bianco i nemici e i loro artigli
essere leggero senza perdere la durezza
essere concreto ma essere di brezza
impiegare il cervello oltre il minimo sindacale
suonare il cervello dopo una giornata brutale
nuotare incollato al dorso di un delfino
tornare ad essere nuovamente bambino
confidarsi a chi mai lo potrebbe capire
le amicizie che vivono di solo buonumore
mettere in un vaso un piccolo arcobaleno
e innaffiarlo tutti i giorni, quantomeno
ricordare a chi comanda che la vita ha un senso
ricordare a se stesso di non essere un modello
ricordare alla vita di non prendersi sul serio
continuare a vivere, ma solo perché è bello
pensare a un destino a forma di spina
nella bocca di rosa di un donna carina
di nome Amélie Poulain
conosciuta per caso, in mezzo alla gente,
e a cui dire di sé tutto e niente.

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domenica 28 ottobre 2018

I testi del tango si caratterizzano, nell'immaginario, per storie struggenti e amori passionali, a tratti disperati. Ci sono però anche tanti testi atipici e tra questi uno dei miei preferiti è “Rosa” di Jacques Brel. Se non lo conoscete, guardate questo video perché ne vale la pena, la canzone è fantastica e c'è anche un bel ripasso della prima declinazione latina.
E d'altra parte, ci spiega il cantautore belga, c'est le plus vieux tango du monde... 

https://www.youtube.com/watch?v=v6rLLE48RL0

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domenica 21 ottobre 2018


Piceno Sentimentale: ventuno lettere per un emozionario e una lettera appassionata.


A - Adriatico
Da quella parte del mare c’è il Piceno. DobreFabiodobre. Con una piccola barca veleggiare da Zara o da Spalato. Partire piuttosto da Itaca e avvicinarsi alle tue coste. Da lontano, la spiaggia, il Tronto e le colline che prendono a poco a poco consistenza come in un abbraccio. Da lontano, vedere anche la tua casa, Penelope, in mezzo agli ulivi. La nostra.

B - Benjamin
scriveva che i narratori arcaici si dividono in due gruppi fondamentali: gli agricoltori sedentari, da un lato, e i mercanti navigatori, dall’altro. I primi conoscono la terra, le storie, le tradizioni orali e le possono narrare. I secondi hanno viaggiato in nave e chi viaggia per il mondo ha molto da raccontare. Io sono qui, Penelope, per conoscere storie di mezzadria. Per sfogliare la margherita del Piceno. E tu? Come si chiama il tuo prossimo mare? 

C – Confine
Oltre il Tronto, superate le Marche, Alba Adriatica. Le mie ultime estati da bambino. Gli aquiloni e i maritozzi con la panna. La spiaggia immensa, tutta per noi. L’infanzia con i colori delle foto di Luigi Ghirri e dei filmini in super 8. E poi il salto, oltre il confine della pubertà: il ricordo di un manuale di latino da studiare, quell’estate ad Alba, prima del liceo.

D – Dita
Come un barbiere esperto, il Piceno, accoglie e fa sedere. Non mi tormenta con domande inutili. In sua presenza, in pace e in silenzio. Quando il lavoro è già avanzato, le dita attraversano i capelli e disegnano un'altra persona. Io mi guardo allo specchio e ti cerco con gli occhi. Lui ha già posato le forbici. Eccolo, improvviso. Il bisogno di raccontargli la mia vita.

E - Emozioni
Il Piceno è la tua terra, Penelope. Se anche non lo fosse, comunque a questa mi sentirei legato. Perché c’è molta epica in questa terra, un canto da salvare che appartiene al profondo e l’energia palpabile di migliaia di emozioni che sono migrate da qui, verso Bologna, verso il mare. Però questa è la tua terra, Penelope, e non lo posso dimenticare.

F – Fischer
Credo che leggendo queste righe, Penelope, penserai a come sono parziali. Così ideali, troppo sentimentali. Ti offro parole mie disarmate e, poi, quelle di uno stratega degli scacchi. Niente è più curativo di un gesto umano. Cerco una difesa, il tuo abbraccio.

G – Grottammare
Quei faretti arancioni che illuminano, nella notte, i muri del borgo di pietra rappresentano l’umore segreto delle Marche. Da lassù si domina il mare. Ecco, così, per sempre.

H – Harrison
Il signor Harrison viene da Portland. Oggi ha conosciuto, per la prima volta, il tuo territorio. Ha ballato, fuori tempo, un saltarello, ha scoperto la dieta mediterranea e il rosso piceno, ha pianto d’emozione di fronte a un’oliva ascolana, si è seduto con un vecchio contadino che ha gli stessi occhi che aveva il bisnonno in una foto. Faccio una rettifica: il signor Harrison in realtà non esiste. Tutto il resto io l’ho conosciuto nelle Marche.

I - Italia
I vigneti al tramonto, le olive tenute strette tra le tue mani, genitori e figli, una famiglia di montagne e di colline, l'emozione improvvisa, difficile da descrivere, del primo mare visto dal treno, partendo da Bologna.

L – Litorale
Mi avevi portato sulla tua spiaggia, Penelope, di notte. Era deserta, perché la stagione del turismo era da poco passata. Io ti dicevo parole poetiche, tu preferivi cantare Joni Mitchell e come lei ti accompagnavi con un dulcimer. Cantavi “Carey” e mi raccontavi di mondi lontani, Penelope, mondi che non ho mai visto. Era uno specchio, in fondo. Solo così potevo avvicinarmi alla tua terra.

M – Monteprandone
Dalla vettura ho visto il cartello stradale che lo indicava. Mentre la strada saliva e scendeva, altri cartelli, per Ripatransone, Acquaviva Picena, Monsampolo. L’eco di questi nomi riempie le colline. Ti provo a chiamare, perché tu, dall’altra parte, la puoi sentire. La serenata infinita.

N – Nodi
La matita di Tullio P. ha donato un segno visivo alle colline marittime. Fu Cesare Z. a spingerlo a Milano. Erano i primi anni sessanta. A Bologna, Pier Vittorio T. scriveva. Andrea P. disegnava. Era il canto della generazione alla fine degli anni settanta. E poi ci siamo io e te, Penelope, ora, a stringere altri nodi possibili tra la mia pianura e il tuo mare.

O – Offida
Solchi. Come i calanchi sui fianchi della terra. Come le grinze sui volti degli uomini. Come le storie degli uomini della terra.  

P - Poesia
Mezzadria vuole dire… che cosa vuole dire?
Questa sera assomiglia a un ritorno.
Vedo il tramonto che scende sulle Marche
e sento il mare in lontananza. Il tuo tumulto.

Una storia si può salvare solo raccontandola,
altrimenti non esiste. Una voce la racconta.
Io sono poco più di questo, in fondo.
Eppure, siamo molto più di questo, in fondo, ricordi?

Mezzadria vuole dire cinquanta e cinquanta.
Cinquanta a me che trascrivo la storia
e cinquanta a te che leggendola la ricorderai.

Mezzadria come dire terra, radici, l'acqua, il segno
inascoltato di qualcosa di più vero. Cuscì la vita è dura
ma prova a pnzà com saress la vita senza poesia?

Q – Quanto
Quanto dista la mia bocca dalla tua? Una rua, nella notte ascolana.

R – Rua
Rua, dal latino ruga, piccola strada. Comme une rue à Paris. Como uma rua em Lisboa. Così ad Ascoli le vie strette, perdute nel centro, sono chiamate “Rua”. Rua dei Fiori, Rua delle Olive, Rua della Vite, Rua dei Filodrammatici. In quale di queste, questa notte?

S – Sabir
Penelope, parli ancora l’antica lingua franca del mare? Tu, che conosci le coste del Mediterraneo, mi hai insegnato una parola in sabir, ricordi? Quella mattina lontana, prima che io partissi da San Benedetto. Kiaro. Come l’Adriatico. Come il tuo cuore, allora. Come il mio cuore, ancora.      

T - Tramonti
Sì, Penelope, i tramonti tra le colline del Piceno, proprio quei tramonti infiniti tra le colline infinite che ti hanno spinto a fare ritorno alla tua Itaca.

U – Ulivi
Vorrei che mi raccontassi di nuovo la storia della tua famiglia. La storia delle tue radici. La storia che ho tenuto dentro di me, come un talismano, durante tutti questi anni di navigazione e di silenzio. Ciò che ogni giorno impari dagli ulivi.      

V - Voglia
Se ti penso, ho ancora voglia di scrivere. Se ti rivedessi qui a San Benedetto, Penelope, incontrandoti per caso, magari in una libreria indipendente o in quel caffè, scoppierebbe, di nuovo, tutta la voglia di vivere. Do you know what I mean?

Z - Zolla
I nostri viaggi, Penelope. I nostri ritorni. Una zolla di terra picena e un amore che è il più grande: quello che anche senza acqua non morirà.

Piceno, 7 ottobre 2018

Cara Penelope,
                           ti scrivo questa lettera prima di ripartire. Sono qui, anche se tu non lo sai. Sono qui e forse sai dove, in realtà. Ma non potevo rivelarmi. Proprio come tremila anni fa, ad Itaca.

Ti ho cercato in questi giorni, in ogni cosa. La prima notte, ad Ascoli, ho vagato per le strade, inseguendo parole nuove. Ascoli è così bella, proprio come la ricordavo. È un anfiteatro: le colline attorno sono le gradinate e l’arena è un salotto di travertino. Ho bevuto lo spirito della città, mi hanno condotto nelle taverne dove ancora si mangia forte e si ride forte. Ho riconosciuto in quell’accento il tuo accento, quel modo di parlare franco che tu hai, quella particolare apertura della “e”, quell’abitudine a dire così spesso “ecco.” Ecco, proprio quella tua musica picena che in me ha continuato a risuonare mentre andavo alla fortuna, nel Mediterraneo.

Ieri mattina, a San Benedetto, ho bagnato i miei piedi nell’acqua. Non ero solo. Con me, altri Ulisse, per altre Penelope, verso nuove Itaca. Acqua cristallina, un giorno mi avevi detto. È vero, acqua cristallina anche questa volta. Ho disegnato sul bagnasciuga. Un’onda l’ha cancellato. Io l’ho ridisegnato ancora più grande, un cuore. Poi mi sono addentrato per la città. Ti ho visto. Ti giuro, ti ho visto. Eri, tu, Penelope, bambina sull’altalena, tu che chiacchieravi a macchinetta con chiunque ti capitasse a tiro, tu che, già più grande, uscivi la sera con le amiche, emozionata, che davi il tuo primo bacio. Tu che pensavi al futuro di fronte all’immensità adriatica. Eri tu. So che avevi quel vestito e come erano i tuoi capelli. Soprattutto, non posso dimenticare il tuo sorriso.

E poi ti ho perso, Penelope, mentre eri già sulle colline, e vi ero anch’io, nel pomeriggio. Erano dolcissimi, i colori dell’autunno, tra i filari d’uva e i versanti più lontani dove le pecore sono come puntini in movimento e i cani e i pastori. Queste sono le radici del Piceno, diceva Omero. Noi l’abbiamo seguito verso la casa colonica, entrando in una storia più antica. Omero raccontava che “la storia della mezzadria ha segnato in maniera indelebile il paesaggio, l’architettura, la cucina, le tradizioni e il modo di essere dei marchigiani. Le Marche e i marchigiani non possono essere davvero compresi senza conoscere la storia della loro plurisecolare civiltà rurale”. E poi sono iniziati i balli sull’aia con l’orchestra e i musici tenevano tra le mani oggetti strani, tamburelli, raganelle, nacchere e putipù. E io pensavo a te e pensavo che cuscì la vita è dura ma prova a pnzà com saress la vita senza poesia?

Ma tu ballavi e suonavi già altrove, ieri sera, forse ad Offida. Ed era come un carnevale fuori stagione, e c’era il vino, e qualcuno era in maschera. Io mi sono allontanato dalla musica e ti ho cercato nel Parco dedicato a Pablo Neruda. Il poeta cileno aveva pubblicato “Venti poesie d'amore e una canzone disperata”. Io ti faccio un dono. Queste sono ventuno lettere dell’alfabeto in forma di emozionario. Sono tue, perché tu le hai ispirate e per il brivido caldo che si rinnova quando torno nella tua terra. Quest’altra lettera invece non la spedisco. Te la consegnerò di persona. Un giorno, se mi vorrai Ulisse tra gli ulivi.

Fabio


Questo testo è stato scritto per il progetto Writers for Piceno, ideato dalla start-up i-strategies.



venerdì 12 ottobre 2018

Lineamenti familiari


Lineamenti familiari

C’è una rientranza particolare nella vita di ogni persona, situata tra la memoria e le aspirazioni personali. Me ne accorgo se ripenso al periodo che ho vissuto a Bologna. Gli ultimi tre anni alloggiavo in una stanza in affitto vicino al Palazzetto dello Sport di Piazzale Azzarita. Di quella zona ricordo almeno tre cose. La pizza per gli studenti, oltre il viale, a duemilacinquecento lire, ma in periodi di autogestione anche meno. I krapfen all’angolo tra via Riva di Reno e via San Felice, tappa fissa nei rientri notturni, con gli sgabelli e il vetro a muro che immortalava la nostra ingordigia. Il negozio di musica in Via della Grada, con i compact disc raccolti in teche cosi alte che l’estrazione da quelle imbracature sembrava un gioco a metà tra il tetris e il forza quattro.
Al Rock Shop in Via della Grada andavo spesso ad ascoltare i compact disc, visto che al piano superiore c’erano un paio di lettori e mai nessuno metteva fretta per concludere l’acquisto. Cercavo musica latino americana, gli album di salsa sociale e i cantautori di protesta. Non ascoltavo ancora Claudio Lolli.
Il cantautore bolognese sarebbe stata una scoperta successiva. Oggi mi pare quasi che aver vissuto a Bologna senza ascoltare Lolli abbia significato non averla compresa fino in fondo mentre la abitavo. Tutto quel settantasette che presto sarebbe diventato anni ottanta mi era sfuggito, non l’avevo mai visualizzato davvero nonostante fossi passato mille volte per Piazza Maggiore e per la Stazione centrale almeno duemila.
Per rimediare, una sera di pochi mesi fa mi decisi a stappare una bottiglia di Albana. “Un vino così rosso, anche se bianco, non si vedeva dal sessantotto”. Mi avvicinai al computer, un amico mi aveva prestato “Salvarsi la vita con la musica”, il documentario dedicato a Lolli. Scoprii molte cose, guardandolo, quella sera. Vidi con chiarezza una rientranza nella mia vita, come una porta che permette di inserire un giorno di presente nel passato, o viceversa.
Il giorno dopo quel brindisi tornai a Bologna. Mancavo da più di due anni. La città era completamente bianca, era poco prima di Natale e cadeva la neve. Lungo via Indipendenza, all’altezza di Via Righi, stavo camminando nel freddo. Con una sciarpa e la barba un po’ incolta vidi venire nella mia direzione Claudio Lolli.
Mi sembrò incredibile. Era, in effetti, soltanto una combinazione, certamente tutto ciò era molto evocativo. Non seppi bene cosa dirgli, allora mi limitai a significargli che, dal mio punto di vista, ciò che ha scritto è ancora oggi fondamentale per molti di noi. Altro non gli chiesi, e se ne svanì come un’apparizione pre-natalizia, angelica e rivoluzionaria allo stesso tempo. Forse, a voler ben vedere, qualcosa da chiedere a Lolli l’avrei avuto, qualcosa di ingenuo e sincero. Se ci fossimo conosciuti durante gli anni settanta, mi avresti fatto entrare nel tuo collettivo musicale, insieme a Tomasetta, Soldati e a tutti gli altri? Si sarebbe girata l’Italia suonando “Ho visto anche degli zingari felici”?
Non è facile immaginare oggi come quel collettivo di ventenni di allora se la passi in questo mondo. E cosa abbia fatto in tutti questi anni per salvarsi la vita. Tuttavia, per almeno uno di loro ho un riscontro certo. L’ho scoperto guardando proprio quel documentario, dove appare, tra gli altri anche Danilo Tomasetta, il sax degli “Zingari felici”. Finalmente riuscivo ad associare un viso a quel nome che varie volte avevo letto sul libretto del compact disc. Nei riflessi filmati ne scoprii i lineamenti e mi risultarono subito molto familiari. La location dell’intervista era un negozio di musica, che Tomasetta gestiva all’epoca delle riprese. Nel video si vede il sassofonista in effetti impegnato a consigliare qualche cliente in cerca di ascolti diversi e inconsueti. Anche quel negozio mi apparve subito familiare. Era a Bologna, zona San Felice, precisamente in Via della Grada.

Da Memoria dell'acqua, Rayuela Edizioni, Milano, 2012

martedì 2 ottobre 2018

Proprio felice di poter dare un piccolo contributo a chi, come l’amica Serena Mortari, fa cose molto importanti. UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) sezione di Mantova promuove la quarta edizione di “INsieme – L’unicità e l’inclusione a scuola”, progetto artistico/letterario rivolto alle scuole primarie mantovane. Qui tutte le informazioni: https://mantova.uildm.org/e-arrivata-la-quarta-edizione . L'iniziativa è bellissima, grazie Serena Mortari

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venerdì 28 settembre 2018

La prossima settimana, da venerdì 5 sera a domenica, sarò nel Piceno, insieme ad un gruppo di amici (con i quali condivido la passione per la scrittura) per seguire “Mezzadria Stories”. Si tratta di un progetto (emozionante) che l’amico Gianluca Vagnarelli sta sviluppando con passione da anni: salvare la memoria orale dei mezzadri marchigiani e testimoniare in questo modo elementi culturali e tradizioni del territorio.
Questo il video che lo illustra:
https://vimeo.com/273895911
e questa la pagina facebook: https://www.facebook.com/MezzadriaStories/
Saremo tra Ascoli, San Benedetto del Tronto, Acquaviva Picena, Offida, tra vigneti, case coloniche, saltarelli e qualche palma. Ah, questa esperienza ha anche un nome: Writers for Piceno.

Collegamenti∞ 39

sabato 22 settembre 2018

Tra le canzoni più emozionanti di Nick Drake certamente “Which will”.
Vale davvero almeno un ascolto https://www.youtube.com/watch?v=OJm3C1OizPo
Which do you dance for, which makes you shine, which will you choose now if you won't choose mine?
Per chi stai danzando, chi ti fa risplendere, chi sceglierai ora se non sceglierai me?

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domenica 16 settembre 2018

A Mantova ha aperto la mostra dedicata a Chagall “Come nella pittura così nella poesia”. Inevitabile, per me, tornare a una canzone che collego immediatamente all'artista. “Oleo de mujer con sombrero” è una delle più belle canzoni scritte in lingua spagnola. Il cubano Silvio Rodriguez l'ha scritta ispirato da un quadro del pittore.
“La cobardía es asunto
De los hombres, no de los amantes
Los amores cobardes no llegan a amores”

Collegamenti∞ 37

domenica 9 settembre 2018

In questo giorno di chiusura del XXII Festivaletteratura di Mantova, una foto di uno dei ricordi più belli...era il 2004, intervista con la scrittrice statunitense di origine messicana Sandra Cisneros...presentava, in quell'anno, il suo "Caramelo o puro cuento".


Collegamenti∞ 36

martedì 28 agosto 2018

Una poesia di uno dei più importanti poeti latino americani, Ernesto Cardenal, contenuta nel fondamentale “Epigramas”.
Ti do Claudia questi versi perché ne sei la padrona.
Li ho scritti in modo semplice perché tu li capisca.
Sono per te soltanto, ma se a te non interessano, 
un giorno si divulgheranno forse per tutta l'America di lingua spagnola.
E se l'Amore che li ha dettati, tu ugualmente disprezzi,
altre sogneranno quest'amore che non fu per loro.
E forse vedrai, Claudia, che questi poemi
(scritti per conquistare te) suscitano
in altre coppie innamorate che le leggono
i baci che in te non suscitò il poeta.
- - -
Te doy Claudia, estos versos, porque tú eres su dueña.
Los he escrito sencillos para que tú los entiendas.
Son para ti solamente, pero si a ti no te interesan,
un día se divulgarán, tal vez por toda Hispanoamérica.
Y si al amor que los dictó, tú también lo desprecias,
otras soñarán con este amor que no fue para ellas.
Y tal vez verás, Claudia, que estos poemas,
(escritos para conquistarte a ti) despiertan
en otras parejas enamoradas que los lean
los besos que en ti no despertó el poeta.

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domenica 26 agosto 2018

Hay-on-Wye è un villaggio del Galles dove si svolge ogni anno il famoso festival letterario. In questo piccolo luogo abitato da meno di 1500 persone sorgono più di 20 librerie indipendenti che vendono libri di seconda mano. Da qui, l'appellativo di “The town of books”. Ecco le foto di alcune delle vetrine, scattate mentre ero lì, due settimane fa. Molte di queste si caratterizzano e si specializzano nella vendita di libri di un determinato genere o filone (libri per bambini, libri gialli, libri illustrati, Charles Dickens e diciannovesimo secolo). Tra i tanti, segnalo il “ The Poetry Bookshop”, unico negozio di libri in tutta la Gran Bretagna che vende solamente poesia. Incantevole.



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venerdì 17 agosto 2018

One Town. Abergele, nel Galles del Nord. Durante la settimana, un gruppo di cittadini e di italiani hanno lavorato assieme in un laboratorio fotografico e comunitario. La mostra finale è stata tenuta nella locale chiesa di St. Paul. Un grazie enorme a Conlan School, a Itaca Cafè, al Camera Club di Abergele e, in particolare, a tutti coloro che hanno partecipato e reso indimenticabile la settimana. Per una settimana ci siamo sentiti parte di questa comunità. 


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Mercoledì 17 maggio 2023, la prima presentazione de "La pianura dei portici" al Teatro Sociale di Luzzara. Una bellissima emozione...