venerdì 9 marzo 2018

In quel bellissimo manifesto per una pedagogia nuova che Eugenio Finardi ha composto nel 1977 con “Scuola” (dall'album "Diesel") ci sono moltissime frasi che ancora oggi suonano di grande attualità.
"Infatti mi ricordo mi sembrava un po' strano
passare tutte quelle ore a studiare il latino
perché allena la mente a metter tutto in prospettiva
ma io adesso non so calcolare l'iva."
Oppure
"Io volevo sapere la vera storia della gente
come si fa a vivere cosa serve veramente
perché l'unica cosa che la scuola dovrebbe fare è:
insegnare ad imparare."
O ancora
"Perciò va pure a scuola
per non far scoppiar casini,
studia matematica
ma comprati un violino,
impara a lavorare il legno,
ad aggiustar ciò che si rompe.
Che non si sa mai nella vita
un talento serve sempre."
La canzone ha compiuto da poco quarant’anni ma si può dire che, attualizzando i termini e trasformandone alcuni in inglese, possiamo trovare raccolti vari principi della scuola che oggi guarda al futuro: dalle soft skills (insegnare a imparare) alla vocazione artigianale, creativa e pratica dei fab-lab e al training on the job (impara a lavorare il legno, ad aggiustar ciò che si rompe). Ed è dentro un impianto così che la formazione professionale continua ad operare: con spirito pionieristico e con il desiderio di sperimentare, per prima, i nuovi modelli.
(Beh, oltre a tutto questo, la canzone conserva la magia insostituibile del suono del ’77)

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